Vi propongo due video:
Il primo è uno spezzone di video didattico dove il Maestro Hiroshi Katanishi mostra dei movimenti di base in tsugiashi, il secondo video ritrae Cho Min Ho mentre spiega l' esecuzione di un reverse seoi nage.
Malgrado si tratti di due esecutori di primo livello sicuramente tutti converranno che da un punto di vista strettamente tecnico l' argomento trattato nel secondo video sia più "avanzato" rispetto al primo.
Qui nasce l' inghippo.
Quanti si sognerebbero di far leggere Il processo di Kafka ad uno studente delle elementari ?
A parte la palese violazione dei diritti umani e dello studente, il ragazzo non avrebbe i mezzi per comprendere, analizzare e metabolizzare.
Questo esempio di applica a tutti gli aspetti della costruzione di un praticante, sia esso un amatore o un agonista, sia dal punto di vista fisico che tecnico ( argomenti che non possono essere slegati tra loro visto che si influenzano reciprocamente ).
La proposta tecnica deve essere progressiva ma partire ovviamente dall fondamenta: spiegare la seconda tecnica del video ad un judoka che non ha assimilato in maniera corretta quello che viene presentato nel primo video significa fare ualcosa di sbagliato.Nessuno, credo, proporrebbe ad uno studente haraigoshi prima di aver studiato ukigoshi.
Per la stessa ragione, prima bisogna fornire delle basi tecniche più che solide e solo in seguito mirare a specializzare il bagaglio tencico acquisito.
Idealmente si dovrebbe mirare a costruire un praticante con almeno una tecnica "speciale" per ognuna di queste direzioni, avanti dx, advanti sx, indietro dx, indietro sx (alle quali si vorrebbe sicuramente aggiungere qualche soluzione per eventuali situazioni "ricorrenti") . Queste quattro tecniche dovrebbero essere sviluppate in modo da essere combinate tra loro in schemi diversi.
Ovvio che per arrivare ad avere quattro direzioni "forti" bisogna aver fornito un'adeguato numero di opzioni tra le quali scegliere ed aver indirizzato anche la scelta di eventuali schemi di combinazioni.
Più la base delle piramide tecnica è larga più sarà possibile salire costruendo verso l' altro.
Oltre alla quantità degli schemi motori proposti non bisogna dimenticare la qualità di questi ultimi.
Eventuali errori vanno corretti attentamente e per tempo poichè una volta automatizzato il movimento diventa complicato deprogrammare l' automatismo che tende ad "uscire" nelle condizioni difficili.
Una situazione molto comune e decisamente da evitare è quella di un atleta "giovane" che trova successo ripetutamente con un solo tiro e tende ad utilizzare solo quello tralasciando tutto il resto.
Per quanto la cosa possa anche funzionare nelle categorie giovanili si arriva poi però ad affrontare il momento nel quale la richiesta tecnica è molto più ampia.
La necessità di non ricercare "scorciatoie" in età giovanile è un punto fondamentale nell' inquadrare l' idea di lavorare in prospettiva per quanto magari questa scelta possa produrre sul brevissimo periodo minori risultati sul piano agonistico.
Chiudo il post con un video di un judoka degli ultimi anni con uno dei bagagli tencici più ampi, Mark Huizinga, a dimostrare che poi alla fine il lavoro tecnico "qualcosina" paga.